
Dopo tante parole e tanti pensieri, magari anche detti da persone che non seguono il ciclismo, che forse vanno poco o nulla in bici o che forse addirittura ti fanno il pelo insultandoti nel sorpasso, e che adesso hanno la loro da dire, come se avessero nell’occasione maturato un qualche diritto ad esprimersi, vogliamo, noi di Ciclo-Style raccoglierci ancora un minuto in preghiera e trascrivere le parole di Cassani al funerale di Michele.
“Ciao Capitano. Ieri sono venuto a trovarti, e ho visto che c’era quella maglia di campione italiano che hai vinto nel ’97 quando eri un ragazzino, e grazie a quella vittoria hai avuto l’onore di vestire la tua prima maglia azzurra a San Sebastian, ha vinto un tuo compagno di squadra. Poi sei passato professionista, hai vinto una corsa ma la cosa importante è che ti sei messo subito al servizio del tuo capitano, Cipollini.
Quando hai vinto la Tirreno-Adriatico eri felice, avevi vinto sulle tue strade, finalmente eri tra i più forti. Hai vinto anche a casa mia, a Faenza. Mi ricordo ancora la tua rimonta incredibile alla Milano-Sanremo quando sei caduto, nel 2011. Hai vinto un Giro anche se non lo sentivi tuo. Sei sempre stato un capitano. Con Nibali hai avuto tante sfide, e poi sei diventato il suo gregario. La gente non lo sa che essere un gregario è un privilegio, e te lo dice uno che l’ha fatto per una vita: è bello quando ti metti al servizio degli altri. Ma la cosa incredibile è che sei morto da capitano, perchè lo sei sempre stato.
Io nel mio computer ho due filmati, Cipollini a Zolder per dimostrare la forza della squadra, e tu che metti piede a terra per aspettare Nibali dopo il Colle dell’Agnello, e aiutandolo hai staccato Valverde e fatto vincere il Giro a Vincenzo. Valverde non è mai stato tuo compagno di squadra, ma l’altro giorno ti ha dedicato la Liegi, anche se gli hai fatto perdere il Giro. Qua ci sono tutti, anche Sagan, ma non perchè è campione del mondo, perchè è uno del gruppo.
Io e te venerdì abbiamo iniziato un discorso: ti sei agganciato alla mia portiera e mi hai chiesto “Cassa, per quanto devo correre ancora?” e io ti ho detto che avrei avuto bisogno di te ai mondiali dell’anno prossimo a Innsbruck. Ti sei messo a ridere, era quasi un sì. Io ti saluto come uno del gruppo: abbiamo perso uno della nostra famiglia. Hai avuto come arma vincente il sorriso, hai sempre sdrammatizzato anche nelle sconfitte. Sei e resterai sempre il nostro Capitano. E, per quel discorso di venerdì, io oggi ti porto la maglia azzurra, ma non è un regalo, è un riconoscimento per tutto quello che hai fatto, e al Campionato del Mondo dell’anno prossimo sarai uno dei nostri. Ieri mi ha chiamato Eddy Merckx per farmi le condoglianze. Tu non hai vinto come lui, ma per generosità, personalità, attaccamento al lavoro e alla famiglia, sei stato come Eddy Merckx“.
Ciao Michele